Nel Portfolio pubblichiamo una piccola selezione di lavori realizzati in questi ultimi mesi: il libro Salume, arte italiana; la nuova immagine Golay, con il libro Domina Luminosa; il libro Diventare Grandi; il terzo volume del campionario enoico di Giulio Menegatti; le nuove immagini di Mikiko (Essenza) e X-Diamond (Alter Ego); il rinnovo dell'immagine Upstream.
Questo è il primo resoconto dall’incantata terra d’esilio nell’angolo più remoto della Trinacria, dopo quasi nove mesi di felici scoperte.
Dopo aver scoperto, per esempio, che fare di meno, magari occupando più tempo per passeggiare e contemplare, non riduce necessariamente la produttività - comportando, come effetto collaterale, il solo rischio di qualificarla.
Ma la vera grande scoperta concerne il distacco. La sensazione di essere fuori, ma anche indietro, pur senza arrancare. Ma ora basta con i corsivi, con i sottintesi.
1) La pars destruens
Come ci hanno convinti, in questi anni, che tutto ciò che abbiamo vissuto fosse davvero necessario e giusto? Che fosse ineluttabile?
A Padova abbiamo pensato che tramite l’allarmismo sanitario e poi tramite l’allarmismo bellicista, espressi entrambi con un elementare discorso acritico, polemico, artatamente drammatizzato e strutturalmente falso, ci fosse stata fatta terra bruciata con la paura, anzi con il terrore instillato in menti rese deboli da decenni di realtà virtuale, fomentando insensati scontri fittizi a livello orizzontale, ossia tra noi poveracci, per contrapporci gli uni agli altri: giovani contro vecchi, donne contro uomini, provax contro novax, propax contro nopax; con l’obiettivo dello smantellamento definitivo del ferro vecchio della tradizione, la famiglia, vista come luogo di abusi, soprusi, sopraffazione e omertà, invece di ciò che realmente è (o potrebbe essere): ultimo baluardo della solidarietà reciproca totalmente gratuita, e perciò pericolo esistenziale per il neoliberismo finanziario che ci vorrebbe ridotti alla stregua di merci atomizzate a bassissimo costo senza alcun legame affettivo, senza baluardi cui aggrapparsi. Un sofisticato e perverso meccanismo politico-mediatico messo in piedi anche per evitare l’emergere di ogni scontro verticale, ossia tra noi poveracci (ma magari con un’anima politica e senso di fratellanza) contro chi sta ai piani alti, i potenti, per reclamare il ripristino di sacrosanti diritti sociali sanciti dalla Costituzione, erosi via via grazie all’ignavia dei molti e alla criminosa solerzia dei pochi, installati saldamente nelle stanze del potere finanziario, prima ancora che politico.
A Padova abbiamo pensato che tutti i rappresentanti di vertice dell’Unione Europea sono, o sono stati, a libro paga di qualche enorme azienda produttrice di farmaci, o di qualche enorme azienda produttrice d’armi, o, ancora meglio, a libro paga delle une e delle altre. Tutta gente che sull’altare del proprio conto bancario alle Isole Cayman ha sacrificato ogni residuo di dignità; gentaglia resa impermeabile a qualsiasi scrupolo, perciò disposta a seminare morte e distruzione in giro per il mondo con il preciso scopo di mandare in rovina le popolazioni - con l’ebete plauso incondizionato della claque itinerante, gli autodefinitisi “professionisti dell’informazione” a reti e fogli unificati, beneficiari delle cospicue briciole che cadono dal tavolo politico finanziario, sempre molto ben imbandito.
A Padova abbiamo pensato che la forza che muove questi energumeni possa essere solo esogena, perché attribuire un livello così straordinariamente abnorme d’idiozia, e/o di criminalità, in (quasi) tutti i membri che compongono quel tavolo (servi compresi), ci sembra francamente esagerato. Gente che dovrebbe rappresentare 450 milioni di esseri umani disseminati nel continente considerato il più evoluto dei cinque a livello culturale, e che per alimentare rovinosi conflitti insensati (per lo meno a livello geopolitico), e per procura, in decine e decine di mesi è stata in grado di partorire un solo piano strategico composto di quattro parole e un segno d’interpunzione, un piano per giunta copiato di sana pianta da un vecchio e glorioso slogan (era un semplice urlo di battaglia a sostegno dei guerriglieri, a quei tempi, non certo una strategia politica): Hasta la victoria siempre1!
A Padova abbiamo pensato che tramite le idee dominanti (che sono le idee delle classi dominanti2) ripetute a ogni ora del giorno da tutti i mezzi d’informazione su larga scala (nella società dello spettacolo la ripetizione ossessiva equivale a dimostrazione3) fossero infine riusciti a trasfigurare la democrazia in malafede, corruzione, ipocrisia, vile tradimento; costringendoci alla fame spirituale, prima ancora che materiale.
A Padova abbiamo pensato che una pressante psicologia politica, poi sfociata in pura propaganda, avesse quindi tramato contro di noi, popolo laborioso non più necessario in una logica dominata da un potere finanziario speculativo anti-umanista (l’oligarchia tecno- feudale) che può serenamente fottersene di produttività e benessere diffuso.
2) Le cazzate universali
Abbiamo abbandonato Padova frastornati dal rimbombo delle cazzate universali, di seguito parzialmente riportate in un succinto e per nulla divertente campionario.
La Russia, capitanata dall’Hitler di turno a caccia del suo “spazio vitale” con “guerre di conquista e distruzione”, vuole arrivare fino a Lisbona, con i cosacchi che smaniano per abbeverare i cavalli del Don nelle fontane di San Pietro (sorvolando sul fatto che: per la Russia quella contro l’Ucraina è esattamente l’opposto di una guerra di conquista - essendo di difesa preventiva dalla NATO; la tattica di guerra adottata dai russi è esattamente l’opposto della distruzione a tappeto utilizzata, per esempio, dalle cosiddette Democrazie occidentali in altre parti del mondo in questi ultimi trent’anni; la Russia è la nazione più grande al mondo, a fronte di una popolazione risibile - 17 milioni di Kmq per 143 milioni di persone, meno di 9 abitanti per Kmq e un solo problema espansivo: riempire in qualche modo il proprio enorme territorio, talmente vasto, ricco di materie prime, vario e complesso che sarebbe gestibile a fatica perfino ridotto della metà - perciò solo per i nostri rappresentanti politici e il loro codazzo mediatico, tutti deficienti e criminali, può apparire “logico” che la Russia smani per conquistare un territorio, quello europeo, privo di risorse naturali ma strapieno di deficienti e criminali, oltre che ostili).
Radere al suolo una regione del Medio Oriente tra le più densamente abitate al mondo per scovare un manipolo di malviventi che potrebbero aggirarsi da quelle parti, confusi tra due milioni di civili indifesi, non è solo pienamente legittimo ma da considerarsi opera sommamente meritoria (se a operare a tappeto sono certuni difensori delle cosiddette Democrazie occidentali).
La miracolosa dottrina rigorista dei vincoli di bilancio dei burocrati della UE a favore della finanza speculativa e delle rendite è un toccasana per tutti, “come indica una borsa in continua crescita” (aut aut: o la borsa o la vita - data la simmetrica e costante decrescita della produzione e del potere d’acquisto, e della conseguente decrescita della qualità della vita dei lavoratori, che del resto oramai non interessa nemmeno ai lavoratori stessi).
La sovranità monetaria, sempre più in mano privata, controllata dalle élite che fanno capo all’aristocrazia finanziaria d’oltreoceano in possesso della macchina per fare i soldi, è necessario, oltre che giusto, che incida “deliberatamente e direttamente” sul potere esecutivo, legislativo e giudiziario, ossia sul pacchetto completo, per snellire le procedure (sempre emergenziali) a difesa della nostra (presunta) sicurezza: dalla tracciabilità personale ai medicinali imposti per decreto, per finire all’ecumenica distribuzione di bombe pro capite sempre pronte all’uso (per offesa o difesa, la differenza è oramai impercettibile).
E tacendo delle cazzate su Marte, sulla I.A., sulla libertà di opinione e di stampa nelle nostre presunte Democrazie, sulle satrapie orientali, sul transumanismo, sull’impatto devastante di TikTok nelle libere elezioni in Romania. E tacendo su ciò che abbiamo (purtroppo) visto, letto e sentito raccontare, a destra e a manca, a “giustificazione” dei pensieri, delle parole, delle opere e delle omissioni dei sionisti tutti presi a edificare la cosiddetta Grande Israele.
3) La pars construens
Partendo da Padova ci siamo lasciati alle spalle tutti questi dolorosi rimbombi, promettendo a noi stessi di restare sul concreto, ossia di concentrarci solo sul nostro microcosmo, che, per fortuna, andava a farsi molto più “micro” di prima, sotto tutti gli aspetti. Cercando, soprattutto e per quanto possibile, di alimentare la pars construens, dopo esserci fatti il sangue cattivo rimestrando nel torbido.
Quaggiù, ancora più che a Padova, è risultato chiaro che le politiche che hanno depresso l’investimento pubblico e disincentivato quello privato hanno determinato una contrazione strutturale forse definitiva, trasformando l’Italia in un immenso affittacamere con annessa cucina4; una nazione di servi, che ancora tiene, bene o male, in settori a bassissimo valore aggiunto, eppure ancora in grado di produrre sacche di resistenza, eccellenze che denotano una grande forza del tessuto creativo, prima ancora che produttivo, composte di persone capaci di resistere all’irresistibile.
Anche per questo è venuto spontaneo partire dalle piccole cose per arrivare alle grandi, come insegna il giovane Gabriele Guzzi5: dal dialogo argomentato alla diffusione di letture alternative (compresa la poesia), fino alla sollecitazione, oramai non così semplice dopo anni di anestetizzazione a reti unificate, dello spirito critico. Contestando la globalizzazione commerciale e il libero mercato, certo; ma proponendo un sistema alternativo che metta in risalto la possibilità di ridiscutere i rapporti istituzionali tra il potere monetario e il potere politico, alla radice. Perché non è possibile che il primo decida in completa autonomia rispetto al secondo, agendo indiscriminatamente e acriticamente sulla vita e sulla morte delle persone.
Cercando di andare sul concreto. In questi mesi abbiamo potuto constatare in maniera inequivocabile che l’austerità cui ci ha costretti da decenni la UE non dipende da problemi tecnici incommensurabili e ineludibili, rilevati sempre con fulminea prontezza da stimatissime cosche criminali dette “agenzie di rating” (Fitch, Standard & Poor’s, Moody’s, per citarne alcune sulla bocca di tutti), rinomati brand anglosassoni che si muovono con dinamiche di stampo mafioso secondo la classica logica utilitaristica in cui tutto quello che conviene all’organizzazione va fatto, tutto quello che nuoce o può nuocere alla stessa va evitato a tutti i costi - per esempio esautorando governi e parlamenti di democrazie costituzionali anche solo vagamente intenzionati ad aumentare di qualche euro le pensioni minime dei loro vegliardi, o che esprimano la confusa intenzione di rallentare lo smantellamento della sanità pubblica, o la svendita degli ultimi scampoli di quelli che una volta erano definiti asset statali, o beni pubblici.
In questi mesi abbiamo potuto constatare in maniera inequivocabile che l’austerità dipende solo da un problema ideologico-criminale di matrice diabolica, perciò tutt’altro che per un motivo tecnico relativo ai mercati, come vogliono darci a bere. È a tutti gli effetti una scelta deliberata e proditoria contro la popolazione. Ci si chiede come si possa non notare tale evidenza. Per “salvare” i popoli, per garantire i neonati, proteggere i bambini, organizzare la loro istruzione, assicurare una decente sanità e pensioni dignitose il denaro non c’è mai, mai e poi mai (quando invece è proprio il denaro che abbonda in maniera spropositata in questa economia finanziarizzata). Per imbottire la popolazione mondiale di costosissimi pseudo vaccini dall’effetto più che dubbio il denaro si è trovato, anche in maniere ben poco limpide. Per impinguire l’arsenale militare, e rendere coesa l’Europa nell’odio e nella guerra, per poi magari mandare a morire al fronte i nostri giovani senza alcuno straccio di valido motivo, il denaro si trova - o comunque si fa capire esplicitamente che si potrebbe trovare, a scarrettate inaudite.
Occorre quindi senz’altro agire “in negativo”, contestando la gestione oligarchica della cosa pubblica con forza, e non solo in rete. Azione che oggi è facilitata enormemente dall’uscita allo scoperto degli adoratori dell’altruismo altrui, i nostri leader ex pacifisti improvvisamente riscopertisi guerrafondai, i falsi profeti decisi a tutto fuorché al loro sacrificio, che si scagliano contro i vigliacchi e i traditori che non vogliono farsi ammazzare al fronte in nome loro. In questo modo ci stanno servendo la rivolta su un piatto d’argento, per una volta capovolgendo i ruoli.
Ma proprio per questo adesso occorre agire anche in “positivo”, facendo balenare l’idea che un sistema economico e produttivo non parassitario, perciò in grado di permettere “la piena espressione della persona umana” (come recita la nostra Costituzione) è davvero possibile. Prima di tutto qualificando la spesa, sia pubblica che privata, invece di quantificarla e basta, rovesciando il paradigma: l’economia deve essere al servizio dell’uomo, non viceversa.
Per anche solo iniziare a ragionare seriamente attorno a questi argomenti è necessario però liberarsi dalle catene burocratiche cui siamo avvinti. È finalmente chiaro che come italiani dovremmo ammettere che il progetto europeo è miseramente fallito, che l’Euro è fallito, e che non c’è alcuna speranza di emendarlo. Dobbiamo quindi passare attraverso una fase di riacquisto della sovranità nazionale uscendo dalla UE (che è il dispositivo di neutralizzazione politica degli stati europei), facendo così fallire il progetto che sta alla base di questo squinternato accrocchio di deficienti e criminali, sfruttando il quadriennio per porre anche serie basi d’uscita dalla NATO, data la congiuntura d’oltreoceano. E se per far questo dovremo soffrire per qualche tempo, benissimo: abbiamo sofferto per decenni a favore d’altri, sarà quasi una gioia poterlo fare per noi stessi.
Tornando anche solo parzialmente sovrani potremo riattivare progressivamente il ruolo geopolitico che ci compete, con nuove forme di coordinamento economico e monetario con solo alcuni dei paesi europei (quelli compatibili in un sistema di equilibri e interessi reciproci, isolando i guerrafondai, per principio, come detta la nostra Costituzione), infittendo accordi commerciali bilaterali con tutte le potenze del mondo, nessuna esclusa, e senza pregiudizi, in un contesto politico che dovrà tendere all’equidistanza neutrale e pacifica con i due grandi blocchi che vanno formandosi sotto i nostri occhi (influenza USA e area BRICS). Tornando a essere terreno diplomatico per tavoli di trattativa e punto d’equilibrio nel cuore del Mediterraneo, in special modo per l’area mediorientale e il gruppo di nazioni nordafricane ed equatoriali che stanno cercando d’emanciparsi - per una crescita reciproca che scongiuri, alla radice, l’immigrazione incontrollata.
Soluzioni semplici, financo banali, che in un momento di caos epocale, e perciò propizio al cambiamento (“Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”6), dovrebbero essere l’obiettivo politico di tutti coloro che hanno a cuore, e vogliono migliorare, le sorti del Paese, ossia le sorti dei nostri poveri figli - e via elencando le generazioni a venire, se mai davvero verranno.
4) Il distacco
Queste appena elencate, pur non essendo cazzate che rimbombano (in realtà crediamo siano tutt’altro), a rileggerle risuonano però come una sfilza di pie illusioni. Perché infine siamo tutti destinati al fallimento, grazie anche alla nostra innata ignavia, condotti al macero sociale da una manica di deficienti e criminali, più determinati di noi proprio grazie a questi stessi deficit - ma a cui, per lo meno, lo stesso fallimento finale (la morte) non sarà risparmiato, Musk permettendo.
Eppure quaggiù, nell’incantata terra d’esilio nell’angolo più remoto della Trinacria, il fallimento risuona in maniera affatto diversa. Come un’importante partita della squadra del cuore vista in differita, di cui già si conosce il risultato finale (la brutale sconfitta), i fatti del pazzo mondo scorrono davanti agli occhi in maniera singolare. Tutto questo accanirsi, il nostro per primo, sembra esagerato, se non proprio ridicolo. Comunque sproporzionato. Ecco spiegata un po’ meglio la sensazione del distacco, dell’essere fuori ma anche indietro, pur senza arrancare.
Quaggiù si vive di poco, con poco. Finendo per chiedersi se domani vedremo sorgere il sole dal nostro terrazzino, invece di sovraccaricarci di domande esistenziali e recriminazioni. Ci si chiede quanto sarebbe piaciuto questo piccolo paese, e questa piccola casa, a nostra sorella - e a quanto ci saremmo divertiti scendendo a San Pietro per poi salire le ripide scalette che portano a San Giorgio e a San Giovanni fino a Pizzo Belvedere, a Modica Alta. Non è la stessa cosa, ma si possono salire anche da soli, quelle scalette, magari facendo finta di non esserlo del tutto. In attesa della musica, che ogni sera sembra dare il benvenuto al giorno che verrà.
21/03/2025 Filippo Maglione
1Slogan politico della sinistra rivoluzionaria attribuito a Ernesto Che Guevara (1928-1967).
2Karl Marx (1818-1883).
3Ignacio Ramonet (1943).
4Grande meraviglia desta nei modicani la decisione, da parte di un furasteri venuto dal nord, di vivere questi luoghi senza la minima intenzione di specularvi.
5Gabriele Guzzi (1993), economista e scrittore, uno dei punti di riferimento in questi anni difficili.
6Mao Zedong (1893-1976).