La gratuità, il dono a comando...
il tal giorno, la tal ora;
la famiglia, riunita tutta insieme...
il tal giorno, la tal ora;
tutti più buoni, comprensivi...
il tal giorno, la tal ora.
Se ci pensiamo bene, senza il condizionamento della consuetudine acritica, tutto questo è... ridicolo. “Festa comandata” diceva mia nonna.
Appunto: comandata.
Vorrei essere gratuito e donare (qualcosina almeno)...
ogni giorno, sempre;
vorrei fare famiglia con le persone che amo...
ogni giorno, sempre;
vorrei essere un tantino più buono, comprensivo...
ogni giorno, sempre.
Vorrei farlo spontaneamente e certo non a comando (da qualsivoglia altezza il comando provenga), “nei limiti delle possibilità della mia natura di umano condannato comunque al compromesso dell’imperfezione, marcato dalla goffaggine di uomo, da continue inadempienze e presagi di nemesi” (come già scritto altrove).
Voglio chiarire a scanso di equivoci in odor di qualunquismo e relativismo: la ricorrenza della nascita di Gesù di Nazareth è sacrosanta, non oso minimamente discuterla. Ma l’averla caricata di significati che hanno quel correlato “pratico” sulle nostre vite in quel preciso giorno (e basta), lo trovo o meschino (come scarico di coscienza) o pretestuoso (a uso del nostro consumismo babbeo).
La nascita di Gesù dovrebbe forse farci meditare sulla vicinanza terrena del divino che ci instilla la fede; così come la sua resurrezione dovrebbe farci meditare sulla vicinanza celeste di noi terreni. E se la fede non ci ha sin qui toccati, la “nuova nascita” dovrebbe comunque farci ripensare alla vita come nuovo possibile inizio, potenzialmente attivo ogni giorno, a tutte le età, sempre.
Questa faccenda della “nuova nascita” non vorrebbe essere aria fritta, una frasetta a effetto buttata là per sembrare più fighi. No, è il frutto della lezione che mi è stata impartita recentemente, come una botta in testa, dai bambini, dai genitori e dalle dottoresse e infermiere dell’Hospice Pediatrico di Padova. Tramite la nostra associazione ‘Il Gusto per la Ricerca’ sono infatti venuto a contatto con questa straordinaria realtà, unica in Italia, che tra mille difficoltà e ristrettezze si prende cura dei bambini con malattie dette ‘inguaribili’ e delle loro famiglie, con particolare attenzione alla loro qualità della vita. La ‘qualità della vita’ dei cosiddetti ‘terminali’, e per di più bambini, trattata ogni giorno come il bene più prezioso. Una presa di contatto, un’esperienza, capace di “mettere in crisi la nostra stessa nozione di tempo” (Max Alajmo). Un’esperienza che inconsciamente riesce a tramutare la percezione stessa di ogni nuovo giorno; inteso non più come uno spazio da ‘dover riempire’, ma come un vero e proprio dono, un vero nuovo inizio (potenzialmente infinito perché pienamente vissuto).
Auguro a tutti quelli che hanno avuto la bontà di leggermi sin qui - ma anche a chi non l’ha avuta - in special modo a chi in questi tempi difficili continua a darci fiducia, ovvero ai nostri clienti, un vero Natale, ogni giorno, sempre.
17/12/2012 Filippo Maglione