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Grafica e comunicazione

Passare oltre

-“Si può fare esperienza della realtà?”
-“Apri gli occhi, gli orecchi, le nari, usa la lingua e le mani e avrai l’esperienza sana e positiva della realtà”
-“Ma quale realtà? Per esempio: quale il sapore del pane? Quello del primo pezzo che mangio quando ho fame o quello che mangio dopo, quando mi sono saziato?”

È un dialogo tratto da La persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter. A un certo punto il protagonista si chiede se il vero ritratto dell’amico corrisponda ai tratti di nobiltà che vi scorgeva poco prima, considerandolo fedele, oppure all’aspetto turpe e sinistro che evidenzia ora che si è macchiato d’infedeltà. Sia quello del pane che dell’amico sono esempi centrati e conturbanti. Afferma così, con semplicità e acume, che la realtà è mutevole, sfuggente, modulabile, incostante, soggettiva; e lo è “a seconda”. “La realtà diventa commestibile se si ha fame, liquida se si ha sete, sonnolenta se si ha sonno. E se non ho fame, non ho sete e non ho sonno, se non ho bisogno di alcun’altra cosa determinata, il mondo è un insieme di cose grigie”.

Mi chiedo se siamo capaci di vedere la bellezza delle cose, ma anche se siamo capaci di vedere semplicemente le cose, o gli altri, quando non ne abbiamo strettamente bisogno. Mi chiedo se siamo capaci di recepire la bellezza per sé stessa, senza utilitarismi, ma anche se siamo capaci di godere di qualcosa senza doverla per forza ostentare. Se siamo capaci di fare qualcosa per il gusto di farla. Di fare o godere qualcosa, da sobri, senza la minima prospettiva di un guadagno, materiale o morale che sia.

Se tutto è davvero condizionato da volontà, bisogno, utilitarismo, esibizionismo: siamo condannati a passare di fianco alla bellezza senza “realmente” vederla?

È stato un esperimento giustamente rimarcato, quello che ha visto il fenomenale violinista americano Joshua Bell esibirsi per quarantatre minuti come musicista di strada in una trafficata stazione della metropolitana a Washington in un’ora di punta, piazzando una telecamera nascosta per testimoniare l’effetto della sua esecuzione artistica. Uno dei più grandi e famosi musicisti viventi, che solo qualche giorno prima, nel gennaio del 2007, si era esibito con successo clamoroso alla Boston Symphony Hall davanti a una folta platea felice di spendere più di 100 dollari a testa, riproponendo circa lo stesso programma in un contesto precario e sotto mentite spoglie, non è stato capace di attirare né attenzione né tantomeno denaro. Più di mille persone gli sono passate davanti indifferenti, solo sette hanno indugiato, una si è interessata un tantino e una l’ha riconosciuto. L’incasso è ammontato a 32,17 dollari. Avevo saputo di questo esperimento a suo tempo. Mi era parso solo curioso.

Nei giorni scorsi però mi è capitato di vederne la registrazione video. Una telecamera fissa inquadra un dignitoso ingresso di metropolitana. Sulla sinistra si intravede il violinista che accorda lo strumento. Attacca la Ciaccona dalla Partita n.2 in Re Minore di Johann Sebastian Bach, “non solo uno dei più grandi brani di musica mai scritti, ma una delle più grandi opere compiute nella storia dall’uomo”, secondo lo stesso Bell (e molti altri, a dire il vero). Il suono è piuttosto distinto, pur non essendo una presa di qualità, evidentemente il suo Stradivari del 1713 sa come farsi sentire un po’ dappertutto. Il violinista s’inarca, si tende. L’interpretazione è sentita, caparbia. Il giornalista del Washington Post che ha organizzato l’esperimento afferma infatti che l’ha visto suonare “con entusiasmo acrobatico”. La Ciaccona si dipana, struggente. Passa una giovane donna, un uomo con la valigetta, ragazzi, gruppi di persone d’ogni tipo. Il viavai incrementa e non ne risente per niente, è impermeabile al suono, del tutto indifferente. Nessuno degna della pur minima attenzione uno dei più grandi violinisti al mondo, che oltretutto è un bell’uomo, suonare magistralmente una delle opere più emozionanti compiute da un essere umano nel corso della storia della nostra civiltà. Nessuno si ferma, peggio: praticamente nessuno s’indugia. “Quando ti esibisci per un pubblico pagante - spiega Bell - il tuo valore è già riconosciuto. Ma lì ho pensato: perché non mi apprezzano?”. Me lo chiedo anch’io, con sconforto crescente. Da comico che era all’inizio, quel video si fa via via sempre più tragico. Resto ipnotizzato da quelle persone provenienti da chi sa dove, dirette chi sa dove. Per molti minuti le vedo sfrecciare a pieno video. Abbandonato a sinistra invece scorgo appena quel pover’uomo che continua a sbracciarsi nel tentativo frustrato di reclamare, elemosinare attenzione dal basso della sua altissima arte. Guardando quelle persone passare indifferenti davanti a quell’uomo e a quella musica che amo profondamente, guardandole con attenzione, infine ho pianto, sommessamente, senza sapere bene perché. Per l’offesa che facevano a Bach? O per l’offesa che facevano a me? O piuttosto perché mi rispecchiavo in quella fretta, in quell’andar oltre alla bellezza verso il mio quotidiano grigiume? Oppure perché era la dimostrazione che tutto, anche la bellezza sublime, certa, inattaccabile e perciò “reale”... infine ha la stessa precarietà del resto, apparendo ridicola come un pover’uomo che si sbraccia a vuoto producendo striduli suoni nell’indifferenza generale? Era quindi per l’immane sproporzione tra il mio ideale e il reale, il motivo di quel sommesso pianto? Per un attimo ho pensato a quell’artista di genio come a un uomo solo, sofferente, rantolante, in un angolo muto della metropolitana. Semplicemente noi passiamo oltre, per andare dove.

13/11/2014 Filippo Maglione

Quale il sapore del pane?

Quale il sapore del pane?
Quello del primo pezzo
che azzanno con la fame -  
o quello che da sazio disprezzo?
 
Quale l’odore dell’arrosto?
L’anelato che ogni altro odore vince -
o all’opposto il lezzo
del pezzo che rimane?

E l’occhio cosa vede?

Guardo l’amico fedele nel dettaglio -
una nobiltà diffusa ancestrale
stampata nel naso nella fronte
nel pollice e nel ciglio.

Guardo lo stesso tradirmi -
una bocca turpe aberrante
sguardo pesto banale
una cera sinistra d’animale.
 
E se guardo una donna
prima o dopo averne usato -
la contraddizione riuscirà
anche maggiore amorale.
 
Quale allora l’abissale -
esperienza del reale?