Nell'ultimo scorcio del 2013 siamo stati attivi su fronti disparati. Abbiamo curato la nuova immagine di Adagio, cioccolaterie di qualità; ristilizzato l'immagine di Opi Group, azienda storica specializzata in servizi e prodotti per la sicurezza sul lavoro; realizzato l'immagine del Gruppo Zecchetto, che vanta svariate unità produttive nel campo degli articoli sportivi. Questa diversità aiuta a spaziare e a rendere il nostro mestiere affascinante come pochi, offrendo l'opportunità di approfondire ambiti sempre nuovi rendendo impraticabile ogni accenno di ripetitività, per cui impossibile la noia (nel frattempo un nostro lavoro si è anche aggiudicato un importante premio, il Gourmand Cookbook Awards 2013).
Gli ultimi mesi dello scorso anno hanno inoltre segnato l'inizio della collaborazione con Anna Fendi, per il lancio mondiale del suo brand dedicato alla casa e all'hotellerie. Collaborazione che, oltre a offrirci la piacevolissima opportunità di frequentare con una certa assiduità la Capitale (la più eterna e bella città del mondo), ci ha dato modo di entrare in comunicazione con una persona che riesce a unire mirabilmente un grande carisma a un carattere amabile, forza ed eleganza, prestigio e modestia; mix del tutto inaspettato, trattandosi della principale artefice di una delle più grandi firme del mondo della moda (ambiente notoriamente provvisto d'ego esorbitante e spesso tracotante). Ma quel che più colpisce in Anna Fendi è la sua particolare visione del tempo: al passato, assunto come se fosse ancora vivo e attivo, riesce sempre ad agganciare uno sforzo declinato al futuro, ma non ideale o ipotetico, bensì pratico, preciso, concreto. Quasi che le due entità (passato e futuro) siano per lei sempre un tutt'uno, qualcosa da tenere assieme per far sì che il presente abbia davvero un senso. È impressionante recepire tanta continuità, che diviene forza e fiducia nel futuro, in una persona che potrebbe vivere alla grande delle sue glorie passate. Ma il segreto che credo di aver colto è proprio questo: per lei le glorie sono davvero passate: quel che resta vivo, e perciò attivo, è solo il lavoro che ha portato alla gloria. Resta perciò attiva non la gloria, ma il processo che l'ha generata. Esiste solo la causa: il lavoro, tanto lavoro fatto di fiducia, coraggio, dovere, perseveranza, fratellanza, creatività. Da qui, credo, la sua inusitata modestia, il tratto gentilissimo, la serenità dello sguardo, la fede nel lavoro e nel futuro.
L'incontro con Anna si è sposato perfettamente a quello con Ermanno Bencivenga che recentemente, in un breve e denso articolo sulla statua dell'imperatore Tiberio esposta in questi mesi nella Villa Getty a Malibu, ha argomentato attorno al passato in termini sorprendenti, almeno all'apparenza. Partendo dal luogo comune sulla struttura del tempo, che prevede un futuro aperto e un passato fisso e immutabile, arriva a dimostrare che al contrario l'unico passato che davvero conta per noi, quello della nostra esperienza, non fa che cambiare. Altro che fisso e immutabile, vissuto una volta per tutte! Ciascun essere umano consapevole è autore non solo del proprio presente e futuro ma anche del proprio passato, perché capace di "interpretarlo"; un passato che quindi può essere ri-costruito giorno dopo giorno. È una visione vertiginosa, ma credo sia anche l'unico modo per vivere il passato come esperienza attiva senza esserne sopraffatti, senza cioè che i fallimenti abbiano ad abbatterci, o i successi a esaltarci oltre misura, riuscendo ad attivare ogni giorno le cause di un successo o di un insuccesso, disattivandone gli effetti nefasti: del ricordo della gloria passata (che porterebbe solo a futile superbia) o del ricordo delle sconfitte subite (che regalerebbe solo abbrutimento e rancore).
Per un mondo che coltiva con superbia e ottusità il "culto dell'oblio", quelle di Anna Fendi e di Ermanno Bencivenga mi sembrano delle belle lezioni di vita (oltre che di stile).
22/01/2014 Filippo Maglione